• Il protocollo di Londra è un trattato che intende sopprimere la
traduzione di brevetti di invenzione. È stato siglato nel 2001 dalla maggior parte dei paesi dell’Europa del Nord, tuttavia la maggioranza di quelli latini (Spagna, Portogallo, Italia, Grecia) e l’Austria hanno rifiutato di firmarlo.
Questo protocollo prepara, infatti, il terreno al brevetto comunitario mediante l'istituzione di un unico sistema giudiziario comunitario di composizione delle controversie.
A tale riguardo Angela Merkel ha osservato il problema specificando «Siamo fieri della nostra diversità in Europa, ma quando si tratta di brevetti comunitari dobbiamo tentare di contenerla. Non possiamo lasciare le cose come stanno, dobbiamo progredire in qualche modo».
La posizione francese si è delineata grazie alla presa di posizione di qualche multinazionale francese, sostenuta dalla direzione del MEDEF (Movimento delle aziende francese) aderente all’esigenza portata avanti da qualche anno dall’Ufficio americano dei brevetti, che aveva dichiarato a suo tempo: «Bisogna che il mondo intero comprenda che l’inglese è LA LINGUA in materia di proprietà intellettuale». Ma in realtà, nella realtà dei fatti il Protocollo di Londra "consentirebbe ai paesi firmatari di presentare brevetti in sole tre lingue (inglese, francese e tedesco) riducendo di conseguenza il numero di traduzioni richieste".
In Europa un settore importante dell’attività di traduzione rischia di essere minacciato direttamente dal Protocollo di Londra che sarà sottoposto al
parlamento francese proprio il prossimo 26 settembre 2007, data cruciale poiché con l'eventuale adesione della Francia la misura entrerebbe in vigore in tutta Europa .
Il protocollo, tra l’altro, implica la soppressione dell’obbligo legale di
tradurre dei brevetti di invenzione verso le altre lingue. I suoi effetti immediati e a catena annunciano la lenta scomparsa della nostra professione – almeno nei suoi risvolti tecnici - e il primo deciso passo verso l’anglicismo generalizzato.
Le conseguenze saranno pesanti per numerosi professionisti della traduzione con la
soppressione di oltre 2.000 impieghi (traduttori indipendenti, società di traduzione, personale amministrativo, ecc.).
Di punto in bianco oltre 500 traduttori professionisti
si troveranno senza impiego e nell’obbligo di riconvertirsi in un altro ambito della traduzione.
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